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Il Coronavirus e i sei cappelli per pensare (leggi anche: come usare il pensiero laterale e il pensiero critico per capirci qualcosa di più)

Il nostro cervello è pigro. Non ama cambiare e tende a irrigidirsi negli schemi mentali che gli sono abituali: tendiamo pensare sempre secondo gli stessi pattern, ripercorrendo sentieri che conosciamo, che abbiamo usato in passato e che ci sono familiari.

 

Siamo così legati alle nostre convinzioni che siamo pronti a difenderle contro ogni tentativo di cambiamento e talvolta anche di fronte ad evidenze importanti che ci mostrano quanto siano fallaci. 

 

Il motivo è chiaro: è in gioco la nostra identità. Paola grossa? Si! Tutto ciò che pensiamo e che nel tempo abbiamo cristallizzato dei nostri pensieri contribuisce a determinare la nostra identità nel senso che ci identifichiamo in essi: ed è ok se pensieri e convinzioni sono utili ed efficaci, fanno il tifo per noi e ci spronano a migliorare. Purtroppo è esperienza di ciascuno aver notato come alcune convinzioni minano la nostra possibilità di crescita, di sviluppo e di miglioramento, ci fanno restare arroccati in un “non ci riesco”, “non è possibile”, “non lo accetterò mai!”

 

Ma cosa c’entra tutto ciò con il coronavirus?

 

In questa situazione di “emergenza” (è d’obbligo l’uso delle virgolette per quanto riguarda la vitalità e il pericolo per la nostra salute …. si capisce sempre meno al riguardo!) ci sono delle modalità di pensiero che ci possono aiutare a guardare a questa situazione da tanti punti di vista differenti aiutandoci a districarci in questo mare di presupposizioni che ci vengono lanciate addosso ogni giorno e che contribuiscono a generare le nostre convinzioni.

 

La tecnica dei 6 cappelli per pensare ideata dall’illustre “Edward De Bono” professore universitario e scrittore, padre del pensiero laterale è un utilissimo metodo per valutare situazioni, generare idee e comprendere questioni complesse. 

 

In azienda la adottiamo per uscire da momenti di crisi, trovare soluzioni a problemi articolati, lanciare nuovi prodotti, uscire dagli schemi e comunicare meglio (con se stessi e con gli altri), per rendere più produttive le riunioni e per gestire il cambiamento.

 

Indossando un cappello alla volta, separiamo gli elementi che tendono a sovrapporsi in un processo valutativo, decisionale o creativo. 

 

Questo ci tiene lontani dalla confusione, perché quando si è davanti a un problema da risolvere intervengono contemporaneamente tanti fattori che talvolta non si è in grado di gestire contemporaneamente: facilitando questo processo di semplificazione e separazione dei fattori (senza renderli semplicistici, scontati o banali!) possiamo invece trovare spunti, soluzioni e idee che migliorano la nostra vita e le nostre decisioni e che ci fanno sentire meglio…

 

Penso che quella in cui ci troviamo oggi con il coronavirus sia un’emergenza vera, senza virgolette dal punto di vista del pensiero che stiamo applicando a questa situazione! Dobbiamo imparare a pensare diversamente se vogliamo stare bene e risolvere la situazione.

 

 

                                                                                      6 Cappelli per 6 punti di vista

 

La tecnica dei 6 cappelli prevede che si indossi un cappello alla volta e che si assuma la modalità di pensiero tipica di quel cappello al fine di “spacchettare” le criticità e le multisfaccettature che un pensiero complesso (e compresso) porta con se.  Ad ognuno dei sei cappelli è assegnato un colore in modo da rendere più chiara la sua funzione.

 

I ruoli di ciascun cappello

 

1) Cappello bianco (Analitico come un PC)

Con questo cappello ci si concentra sui dati di fatto, sulle misurazioni, sui numeri e sulle informazioni oggettive. Si mettono al bando le possibili interpretazioni soggettive, le opinioni e tutto quanto possa venire comunicato da preconcetti, condizionamenti od emozioni.

 

Nel caso del coronavirus è importante che ci si basi sui dati reali ma che li si analizzi a partire esclusivamente da ciò che sono: numeri che descrivono. Purtroppo assistiamo continuamente a tentativi di manipolazione e di lettura distorta delle informazioni, spesso a fini mediatici o politici.  Estraiamo le informazioni per ciò che sono e partiamo da li, senza interpretazioni catastrofiche nè banalizzanti.

 

2) Cappello rosso (Emotivo, parla di ciò che “sente”)

Quando si indossa questo cappello ci si può permettere di esprimere le emozioni senza filtro e senza paura di essere giudicati (è il cappello che lo permette!) . Possiamo parlare delle nostre sensazioni, delle intuizioni o delle paure anche prive di fondamento: diamo spazio allo sfogo emozionale, al “sentire”.  Facciamolo in situazioni circoscritte e non sui social, condividiamo le preoccupazione discutendone con chi ci sta accanto.

 

Nel caso del coronavirus è importante comprendere che la paura ci può essere e la preoccupazione va compresa e accolta come tutte le emozioni: è importante riconoscerle ed esprimerle, parlarne e capire in che modo gestirle. 

Si, gestirle, non reprimerle! 

Perchè mettere “un tappo” alle emozioni non funziona mai! 

Quello che invece abbiamo il dovere di fare è capire quali siano i COMPORTAMENTI adeguati! La paura non può autorizzare azioni e atteggiamenti che prescindano valori e ragionevolezza (saccheggiare i supermercati o discriminare un’etnia ad esempio) pur comprendendo e sostenendo chi è in difficoltà!

 

3) Cappello giallo (Pensiero Positivo, descrive le opportunità e i punti di forza)

Il giallo è spesso associato alla positività, all’ottimismo e alla solarità. Indossando questo cappello si valutano tutte le opportunità e i punti di forza, le risorse che si hanno a disposizione e i benefici che si possono ottenere. E’ una visione positiva ed entusiastica del futuro e che mette in campo tutte le risorse che servono per costruirlo a partire dal presente senza rischiare di perderne le opportunità per un eccesso di razionalità o pessimismo.

 

Nel caso del coronavirus è importante riconoscere la fortuna che abbiamo nel vivere in un luogo in cui c’è assistenza sanitaria gratuita, dove ci sono persone che stanno lavorando per noi da giorni privandosi della vicinanza delle famiglie facendo sacrifici enormi! Chi sta bene ha la possibilità di rallentare di guardare la sua vita in maniera differente rispetto a quanto non ha fatto fino ad oggi, c’è più tempo per parlarsi, per dedicarsi ad approfondire aspetti del proprio lavoro solitamente trascurati e anche per sentire persone che da tempo non si sentono, magari non per una scelta precisa ma perchè correndo sempre dieto alle emergenze è ciò che a volta capita. Non è facile, lo so, l’intenzione è quella di vedere le opportunità che talvolta si fa fatica a scorgere, non c’è l’intenzione di banalizzare le difficoltà! Solo che riusciamo a vedere con più facilità proprio le difficoltà spesso a discapito di tutto il resto.… C’è pur sempre il cappello nero per aprire lo sguardo al negativo! Avrà anche lui il suo momento, anzi, ve lo presento proprio ora!

 

4) Cappello nero (Negativo, nota ciò che non funziona)

Questo è il cappello dell’avvocato del diavolo che rileva soltanto gli aspetti negativi, beh di lui sembra possiamo fare a meno in questo periodo, ma in realtà non è così. Indossare questo copricapo vuol dire identificare i punti deboli, le parti sconvenienti, gli elementi fuori posto, le premesse scorrette, le conseguenze indesiderate e le conclusioni sconfortanti. È un cappello che rende critici ed implacabilmente negativi, ma tale atteggiamento se assunto nella giusta misura può essere di grande aiuto.

 

Nel caso del coronavirus è importante conoscere quali siano i pericoli per agire un comportamento etico e non mettere a repentaglio la salute propria e quella di chi per patologie pregresse o per età potrebbe subire danni da comportamenti inadeguati. La valutazione attenta delle problematiche ci può aiutare ad essere prudenti ma anche a restare lontani dal panico…. Certamente non è il caso di saccheggiare supermercati ma nemmeno di ignorare le regole di comportamento previste dagli organi di controllo, come ad esempio evitare le situazioni in cui potremmo mettere a serio repentaglio la vita di persone immunodepresse o anziane!

 

 

5) Cappello verde (Innovativo e Creativo, è divergente e ironico)

Il verde è associato alla natura e alla fertilità, pertanto è il copricapo della creatività, dell’innovazione e del pensiero originale. Indossarlo orienta al cambiamento, al perseguimento di ipotesi non ortodosse ed all’infrangere ogni forma di schema pregresso e limitante. È anche il cappello dell’umorismo e dell’ironia, due elementi che da sempre sono sinonimo di rivoluzione di pensiero.

 

Nel caso del coronavirus è importante trovare strategie nuove per arrivare a fare ciò che per noi è importante, per vivere al meglio la situazione presente. Sulle chat in questi giorni molti si sono sbizzarriti a scrivere battute divertenti sulla situazione, a pubblicare foto ironiche; in genere nella mia giornata non fanno la differenza ma in questo momento servono per sdrammatizzare ci strappano un sorriso, amaro magari, ma pur sempre un sorriso! Essere creativi ci induce a sperimentare strade che non ci sono familiari, ad uscire dalla zona di confort e ad apprendere perchè l’apprendimento avviene proprio quando ci si muove da dove si sta, quando si esplora con curiosità. Ecco, questo ci serve, l’atteggiamento dell’esploratore curioso (citando Alessandro Mora), pratico osservatore che va in cerca di indizi ed intuizioni; non vale la pena di restare arroccati nel solo ruolo del guerriero perchè talvolta la sua rigidità non è utile soprattutto quando il nemico è invisibile e gioca sulla paura.

 

6) Cappello blu (E’ il regista, razionale e rispettoso, garante di regole e delle procedure)

Il blu è il colore del cielo nonché simbolo universale di calma, serenità e pace. Quando si indossa questo cappello si traggono conclusioni dopo avere sperimentato uno o più tra gli approcci precedenti. Si fanno piani, si organizzano risorse, si sperimenta la fattibilità e si valutano possibili tempistiche dando una struttura alle altre forme di pensiero. 

 

Nel caso del coronavirus quello del cappello blu è il pensiero che serve maggiormente alle aziende per organizzare il lavoro a distanza, per far stare al sicuro i propri dipendenti permettendo loro di seguire le regole e le indicazioni delle autorità. La cultura della regola che in Italia sembra far così fatica a permeare la quotidianità di molti ora diventa fondamentale per la salute del singolo e per la collettività così come lo è la gestione delle tante emozioni spiacevoli che proviamo in questo momento. Il pensiero del cappello blu è determinato dalla calma e dalla razionalità che arrivano dopo aver riconosciuto e gestito le emozioni. In famiglia serve per prendere buone decisioni, per spiegare ai ragazzi e ai bimbi che c’è una situazione a cui porre attenzione e che ce ne stiamo occupando, ma che ognuno deve fare la sua parte osservando alcune regole. 

 

Ognuno di noi può sentirsi sopraffatto e frustrato da ciò che sta capitando, anche inerme rispetto alle difficoltà a cui una situazione così sfidante  mette di fronte. 

 

Parlare di pensiero positivo è riduttivo soprattutto per chi è molto preoccupato per amici o familiari ammalati o per chi sta subendo danni economici e lavorativi importanti: trovo molto utile invece adottare una tecnica di pensiero multisfaccettato e laterale che ci aiuti a “spacchettare” ciò che accade, ad analizzarne tutti gli aspetti, a cercare con curiosità ciò che della realtà resta nascosto, sovrastato da tutte le notizie contrastanti che arrivano.

 

E’ importante mettere in atto questo processo, è una possibilità che può davvero fare la differenza in questa circostanza (così come in tutte le altre della nostra vita), ci da la possibilità di cambiare il modo in cui pensiamo, perchè “quando cambi come pensi cambia come ti senti e  di conseguenza cambia ciò che puoi fare”. 

 

Quando penso a questa frase di Richard Bandler mi rendo conto di quanto sia attuale, di quanto stia la capacità di direzionare il nostro pensiero faccia davvero la differenza anche e soprattutto in termini di emozioni e sullo stato d’animo che è direttamente coinvolto nelle nostre azioni.

 

Essere Emotivamente intelligenti in fondo è questo: riconoscere le nostre emozioni, gestirle attraverso una modalità di pensiero che ci permetta di accedere a tutte le nostre risorse e prendere decisioni buone e sostenibili nel lungo periodo per noi e per il contesto in cui viviamo.

 

Al tempo del coronavirus è questo ciò che serve!

 

Da Lodi è tutto.  

 

 

 

 

 

 

                                                            Ispirato al lavoro di Edward De Bono,  Alessandro Mora, Richard Bandler, Samuele Corona.

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